IL TURISMO SPIRITUALE

 

DISPERAZIONE ORGANIZZATA  

Nella lunga storia della spiritualità e diverse arti del corpo sembra ricorrere in eguale misura, nella maggior parte di quanti coltivano questa disciplina,  siano essi maestri o allievi l'istinto di imitare.

Il fenomeno è dovuto in parte alla tendenza all'imitazione che è connaturata nell'uomo, in parte alle rigide tradizioni che caratterizzano i differenti modelli stilistici delle scuole.

Le varie scuole, o modelli d'insegnamento, pretendono di essere depositari della verità, di averne il monopolio, escludendo gli altri.

Esse diventano istituzione, così come la loro visione diventa l'unica via possibile, e così facendo alterano l'armonia fra interiore ed esteriore, fra morbido e rigido.

Conseguentemente, anziché considerare la realtà per quello che effettivamente è in molti casi le scuole creano sovrastrutture mentali e tecniche che allontanano dalla realtà, che è semplice e diretta, e rendono più difficile conoscere la verità. Invece di andare direttamente al cuore delle cose, vi si in segnano forme artificiose, manovre raffinate e metodi non naturali (disperazione organizzata) che le persone eseguono, come fosse un rituale, e con le quali simulano un combattimento o come affrontare le vere cose nella vita reale..

Invece di "fare o combattere", gli allievi si applicano a cose che sono in rapporto con il combattimento e la vita reale.

Si tratta, in definitiva, di vani tentativi di prevedere e fissare i movimenti della realtà, che sono in continuo divenire, di sezionarli e analizzarli come un medico patologo fa con un cadavere.

L'incontro, il combattimento con la vita reale, non è sempre uguale. Al contrario, è una cosa imprevedibile.

Questa fantasiosa "forma paralizzante" rende rigido ciò che dovrebbe essere fluido, non essendo altro che una sistemazione di schemi sterili o di accorgimenti inutili.

La persona in preda a un sentimento reale, collera o paura, ad esempio può esprimere se stessa adottando i canoni meccanici o si accontenta di ascoltare il proprio grido?

E' un essere umano che dà voce alla propria coscienza oppure è un automa?

E' un microcosmo che fluisce in armonia con il macrocosmo o è un'entità che si oppone al mondo esteriore a causa dei suoi schemi fissi?

Fra questa persona e la realtà c'è un muro.

Invece di considerare le situazioni per quelle che sono, di agire con immediatezza, coloro che cedono alla disperazione organizzata, o vero i turisti spirituali, si aggrappano alle forme, succhiano le mammelle della teoria e si perdono nei meandri di un labirinto senza uscita.

Come i turisti giapponesi, che appena scendono dal pullman cominciano a scattare fotografie della realtà e si sentono appagati da questo esercizio, non avendo compreso nulla della realtà in cui si trovano momentaneamente calati, i turisti spirituali raccolgono fotogrammi e tornano a casa imbottiti di nozioni confuse, di souvenir alienanti.

Occorre rifiutare questo modo di fare.

La disciplina deve conformarsi alla natura delle cose.

Chi vuole evitare di essere un semplice turista spirituale, chi vuole avvicinarsi veramente alla verità, non sceglie questo.

Ovviamente, l'azione basata su di un'idea è frutto di una scelta, perciò non e liberatoria ma crea ulteriore resistenza, ulteriore conflitto.

La soluzione è acquisire flessibilità.

Essere in rapporto con la realtà , comunicare, significa capire.

Essere in rapporto con la realtà significa capire se stessi.

La comunicazione è uno specchio grazie al quale scoprire se stessi.

Creare schemi fissi e rivelarsi incapaci di adeguarsi alla realtà in divenire  equivale a vivere in una gabbia. La verità è fuori di essa.

Il processo adattivo è una funzione della memoria che col tempo diventa meccanica.

Il vero apprendimento non è mai un accumulo di nozioni ma una crescita  continua, che non ha un vero inizio ed è senza fine.

Se volete veramente essere liberi dovete imparare a osservare la vita, che è moto perpetuo, senza limite di tempo o spazio. La libertà dimora in una casa aldilà del fiume della conoscenza.

Osservatevi, dunque, ma non fermatevi e non interpretate. Appena pensate "ecco, sono libero" vivete già nel ricordo di una sensazione passata.

Capire e vivere adesso significa morire a tutto ciò che appartiene a ieri.

La verità non ha una sua via. La verità è viva e quindi mutevole, refrattaria a essere ingabbiata.

Purtroppo, nelle scuole dove si insegna la disperazione organizzata il sistema diventa più importante dell'uomo.

E per l’uomo diventa più difficile incontrare la verità.

 

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